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sabato, Gennaio 11, 2025

Il fascino della Farmacopea popolare

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Immagina di essere nel 1800, hai la febbre ed un gran mal di testa. Non esistono farmacie, e i tuoi familiari si rivolgono alla saggia del paese. Lei, esperta di erbe,  va nel bosco, gratta un po’ di corteccia da un albero e ne fa un decotto che ti verrà a dare quella stessa sera.

Quel decotto ha in sé tutte le proprietà benefiche di quell’albero, ma non solo… Ha in se anche millenni di tradizioni, conoscenze e storie.

Adesso sei nel 2024, hai la febbre e mal di testa… e dove vai? In farmacia a prendere una Tachipirina.

Non fraintendetemi, la medicina moderna salva migliaia di vite ogni anno, ma forse il nostro mondo ha perso un po’ di quella magia e di quel fascino che solo una vecchia saggia che andava a prendere della corteccia ne bosco sapeva darti.

Streghe, maghi e stregoni oppure semplicemente conoscitori di antichi saperi?
Ecco i due mondi opposti, ma simili, che ci si prospettano d’avanti quando si vuol parlare di Farmacopea Popolare.

Diciamola tutta, l’idea  delle streghe, che nelle notti di luna piena, preparano le loro pozioni intorno ad un calderone è molto affascinante, e da sempre stimola la fantasia di grandi e bambini affascinati dal mistero.

Conoscitrici di erbe e boschi che la fantasia ricercava…

Ma la realtà non è meno affascinante della fantasia. Il mondo della Farmacopea, cioè l’arte di preparare farmaci utilizzando piante, erbe o radici, è un mondo antico, misterioso e affascinate.

Esso è antico quanto la storia dell’uomo, che da sempre nel mondo naturale ha trovato rimedi per i vari disturbi che lo colpivano.

Le prime prove scritte di quest’arte risalgono addirittura agli antichi Greci e Romani; ma se ne trovano tracce anche nella Bibbia o nei libri della cultura Celtica.

Molti personaggi raccontano di erbe magiche. Per esempio, Virgilio ci racconta della Herbae Nocents, la quale aveva il potere di rievocare le anime dei morti e  trasformare le persone in lupi;  le streghe Sagàna e Canidia la raccoglievano sull’Esquilino (Zona di Roma). Erbe magiche, raccolte sempre in luoghi remoti  e selvaggi, nel non umanizzato.

Da sempre la donna, e non l’uomo, è stata la depositaria dei segreti della natura per la sua vicinanza ad essa, per la capacità di generare vita. Ne è un esempio la tradizione della Donna Herbaria, una donna esperta nella manipolazione di filtri, pozioni ed erbe che spesso servivano per curare ferite e malanni

Il Medioevo, con i suoi monasteri, è il momento storico in cui tutti noi andiamo con la mente quando parliamo di Farmacopea popolare.

Esso, probabilmente, ha inizio con Carlo Magno e con la Cultura dei Semplici, il quale ordina che tutti i monasteri, e i grandi proprietari terrieri, abbiano un orto dove coltivino 80 varietà di piante le quali potevano servire alla gente per curare i propri malanni.

Da allora, ogni monastero è provvisto del suo Herbularius, cioè del proprio orto in cui venivano coltivate le piante medicinali e gli ortaggi per l’autosussistenza. Ogni monastero aveva anche la propria biblioteca (Scriptoria) dove venivano conservate tutte le ricette delle preparazioni mediche (Antidotaria).

Il ruolo di questi monasteri si dimostrerà fondamentale per la storia del viandante. Immaginate, i pellegrini che si recavano a Santiago de Compostela, a Roma o a  Gerusalemme, e che venivano colti da un temporale lungo la strada.  Eremi e conventi come quello di La verna  o di Camaldoli erano fondamentali per questi pellegrini.

Il Viandante non sarebbe esistito senza queste antiche conoscenze, e forse la storia del mondo sarebbe stata diversa….

Alessandro Lentini
Alessandro Lentinihttps://www.trekkingenuvole.it
Amante della natura, laureato in scienze naturali e scienze ambientali. Sono diventato Guida Ambientale Escursionistica per condividere con la gente la magia della riscoperta. Ritornare a conoscere il territorio che ci ospita: rispettandolo e rivivendolo a passo lento.

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