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mercoledì, Febbraio 26, 2025

Come cambia la vegetazione con la quota ?

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Camminando per un bosco si percepiscono sensazioni, odori ed esperienze che riescono a riconnetterci con il nostro Io più primordiale.

Esperienze autentiche, che sembrano così lontane in un mondo che corre a una velocità folle.

Thoreau, nel suo libro Camminare, diceva:

“La sopravvivenza di una città non dipende dalla rettitudine degli uomini che vi risiedono, ma dai boschi e dalle paludi che la circondano.”

Camminando lungo un sentiero che si inerpica sul fianco di una montagna e che, con fatica, giunge al di sopra degli alberi, là dove volano le aquile, libere… lì, il viandante attento si accorge di qualcosa.

Si accorge che la vegetazione lungo il sentiero è cambiata… Alcune specie hanno lasciato posto ad altre, fino a scomparire del tutto.

Come tutti gli esseri viventi, anche le maestose querce, i possenti faggi o i secolari castagni hanno dei limiti.

Nascono, crescono e si sviluppano in condizioni ambientali ben precise. Tra queste, sicuramente una delle più importanti è l’altitudine, ma anche la temperatura, l’umidità, la quantità di luce ecc.….

L’altitudine riesce da sola a governare parametri come la temperatura, ma anche l’umidità e l’irraggiamento solare.

La suddivisione delle fasce vegetazionali in base alla quota può dare al viandante un’ottima indicazione sul territorio e sul tipo di risorse o condizioni ambientali che si troverà ad affrontare.

Formalmente queste suddivisioni vengono chiamate “Piani altitudinali” o Piani Vegetazionali”.

Essi sono delle zone, più o meno ben definite, in cui riusciamo a trovare popolazione vegetale uniforme.

Naturalmente queste fasce altitudinali non sono tutte uguali. Nelle alpi troveremo che ad esempio il faggio, si estende fino ad una certa quota; mentre negli appennini la quota di estensione del faggio sarà diversa.

Cercando di trovare uno schema molto generale, possiamo dire che nella zona mediterranea, spostandoci dal livello del mare in su troveremo:

  • Nelle zone più basse troveremo le specie più termofile, come i lecci o le farnie
  • Alzandoci di quota troveremo specie capaci di sopportare maggiori escursioni termiche come la Roverella.
  • Aumentando ancora si entra nel regno degli alberi mesofili, cioè specie arboree capaci di resistere a temperature anche rigide come il Cerro o il Castagno.
  • Alzandoci ancora troveremo specie molto resistenti al freddo come il faggio o l’abete.
  • Oltre questa fascia si trovano specie attrezzate per gli inveri rigidi, come i larici.
  • Oltre si raggiungono le praterie d’alta quota, in cui le temperature, i venti e l’irraggiamento solare sono talmente forti da non permettere la crescita di alberi, ma solo di specie arbustive e basse

Limite degi alberi

Non indicherò quote perchè ogni vallata, ogni versante ed ogni montagna ha il suo microclima. Naturalmente ci sono delle quote di riferimento: ad esempio difficilmente troveremo un faggio al di sopra dei 2000 metri di quote (anche dei 1800).

Lo scopo qui è di far capire al viandante, che ogni organismo si è adattato a delle condizioni ben specifiche e al di fuori di queste difficilmente riusciremo a trovarlo.

Gli alberi sono degli essere straordinari, perchè si adattano in zone impervie, dalle quali non riescono spostarsi.

Per concludere, caro viandante, la prossima volta che osservi un albero, osservalo con occhio diverso, e con un pò di rispetto …

Alessandro Lentini
Alessandro Lentinihttps://www.trekkingenuvole.it
Amante della natura, laureato in scienze naturali e scienze ambientali. Sono diventato Guida Ambientale Escursionistica per condividere con la gente la magia della riscoperta. Ritornare a conoscere il territorio che ci ospita: rispettandolo e rivivendolo a passo lento.

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